|
|
Premessa.
Ogni qualvolta
si parla di Protezione Civile tutti pensano ad una realtà moderna,
sorta negli ultimi anni ma, a ben guardare e leggere meglio la storia
passata ci si accorge che non è così.
Certamente non troviamo una Protezione Civile come la concepiamo noi,
ma certamente troviamo il concetto di Protezione Civile che rimane invariato
nel tempo.
Protezione viene dal verbo proteggere dal latino “protectione”(m)
derivante da “protectus” participio passato del verbo proteggere.
Tale verbo nel concetto latino esprimeva il concetto di coprire, concretizzandosi
nell’altro concetto “opera di soccorso”, identificandosi
quindi con l’altro concetto dalla doppia valenza ove c’è
la persona “difesa” e l’altra che “difende”.
La storia su questo tema, con le sue accezioni sopra descritte, come
in tutti i temi, ci viene in aiuto.
Basta pensare che l’uomo primitivo viveva nelle caverne e la caverna
per lui era tutto, casa, chiesa, ma, soprattutto, luogo di dimora protetta,
luogo ove il vivere doveva essere più sereno, più sicuro
rispetto alla vivere nel bosco e nelle capanne di paglia anche se queste,
a loro volta, erano già una forma di protezione rispetto al vivere
ancor più primitivo tra le foglie e la boscaglia.
Basta rifarsi al mito della caverna nella filosofia di Platone. L’insigne
filosofo prende lo spunto della caverna proprio perché all’uomo
dell’epoca la caverna era una realtà conosciuta ed apprezzata
proprio per gli elementi di protezione che in essa egli trovava: protezione
dalle condizioni meteorologiche nefaste, protezione dagli animali feroci,
protezione dall’essere aggrediti da altri uomini.
Basta pensare alla scoperta del fuoco. Elemento con il quale l’uomo
si difendeva dagli animali aggressori. Altro elemento questo che ci
fa comprendere come nell’animo umano il concetto di protezione,
o meglio di autoprotezione, è stato sempre vivo. La scoperta
del fuoco come elemento di cottura è arrivato dopo; il fuoco
inizialmente era principalmente un elemento emettitore di calore, di
luce e quindi elemento di protezione dal freddo e dal buio.
Basta pensare al periodo delle palafitte. L’acqua come elemento
di protezione e di primitiva comunicazione tra gli uomini. Vivere su
capanne costruite sull’acqua da una parte significava limitare
l’avvicinarsi delle belve feroci, dall’altra significava
sedersi su un tronco e, facendosi trasportare dall’acqua in un
senso, si raggiungeva, con estrema facilità e poca fatica, la
palafitta vicina così, per il ritorno alla propria, bastava,
sedersi sullo stesso tronco, guazzare con le mani.
Basta pensare come poi, con l’evolversi della civiltà,
si iniziò a costruire le abitazioni con pareti fatte da pietre,
con un tetto, una porta di legni incastrati tra loro.
Basta pensare, quando più tardi venendo verso di noi s’iniziò
a costruire le città e su quali principi geografici ci si basava
la scelta del loro luogo, ci si accorge subito che il concetto di protezione
si sviluppava nell’animo umano con l’evolversi della sua
civiltà.
2
Il concetto di
protezione è insito nell’animo di ogni essere vivente,
animale o uomo che esso sia; non solo ma lo troviamo anche in alcune
piante che hanno dei sistemi di autodifesa. Basta pensare alle spine
di una rosa, alle foglie dell’ortica, basta pensare al puzzo del
sambuco, basta pensare al lattice del fico, basta pensare alla configurazione
delle cortecce di certi alberi.
Nel senso più negativo del termine Protezione nella storia a
significato però anche Guerre ove da un parte si trova un aggressore
che applica la legge del più forte e dall’altra un aggredito
che, ha una duplice scelta: o rimanere vittima passiva o ribellarsi
e quindi entrare in conflitto aggiungendo violenza su violenza per cui
il rapporto di convivenza in società non è più
tranquillità ma è un combattere quotidianamente. La storia
umana fino al tardo medio evo ci è maestra, senza dimenticare
le vicissitudini, a noi più vicine, delle due guerre mondiali.
S’innesca così quel presupposto antico, ma comunque sempre
attuale, “Si vis pacem para bellum” che non è semplice
traduzione letteraria “se vuoi la pace innesca la guerra”,
ma include il concetto di disponibilità immediata nella difesa
di quei principi che si ritengono diritti della persona per cui si va
verso una migliore traduzione che s’identifica con “se vuoi
la pace sii sempre pronto ad aprire una battaglia”.
Un concetto forte, ma se non si ha in mente, in modo chiaro questa realtà,
si fa fatica a comprendere il vero motivo per cui è nata la Protezione
Civile, la sua ragione di essere, l’importanza di esistere e soprattutto
la forte necessità di essa che tutti oggi, dopo averla compresa,
la vogliono e si organizzano per averla.
Il termine Protezione include anche un concetto giuridico acquisito
nell’evolversi dell’aspetto culturale dell’uomo e
dell’organizzazione in società che egli, lungo i secoli,
si è dato. Ecco la nascita del diritto. Il diritto è il
mezzo che risolve le controversie non con l’uso determinato della
forza come nei “Primordia Civitatis - all’inizi della società”,
ma con la valutazione oggettiva dei fatti negativi attraverso il corretto
ragionamento della mente. In questo contesto entra in giuoco un altro
elemento: il diritto con la sua codificazione.
Il termine Protezione comprende quindi la forza del diritto e chiude
così il cerchio che l’individuo partendo dal suo innato
concetto di “essere protetto” giunge all’aspetto più
nobile di “come essere protetto” per non essere creatore
di aggressione “para bellum” e quindi provocatore di autodifesa;
con la forza del ragionamento si accantona la forza bruta e, la protezione,
sia nell’essere data che nell’essere ricevuta, diviene un
elemento costruttore di civiltà e di coltura.
3
Dopo aver esaminato,
anche se in modo molto sommario e veloce il concetto di “Protezione”,
passiamo a cercare di capire il contenuto dell’altro termine che,
senz’altro, è più complesso poiché è
qualificante e determinante il concetto di Protezione.
“Civile” viene dai termini latini “civis” e
“civilis” nel concetto specifico di “Cittadino”.
Civile, dunque, è la radice del cittadino. E qui ci domandiamo;
di quale cittadino? Il contenuto del termine latino include essenzialmente
il concetto di cittadino in quanto persona appartenente ad una società
organizzata in Stato con le sue strutture specifiche e caratteristiche
che porgono la loro attenzione alla identificazione del cittadino, come
l’anagrafe, la famiglia, la professione, il livello di cultura
e stile di vita.
Sfrugugliando nella storia di questo termine, “civile” non
abbiamo tracce salienti anche se si parla spesso dell’evoluzione
della specie umana e dell’uomo come essere pensante specialmente
nella filosofia greca.
Il primo significativo uso del termine “civis” con tutto
il suo carico di significati lo troviamo negli Atti degli Apostoli,
guarda caso proprio in quel mondo che l’uomo dell’epoca
misconosceva ed era molto restio a riconoscerlo: il Messaggio del Cristianesimo
nascente.
L’Apostolo Paolo, allorché viene beccato nella sua predicazione,
proibita, e portato di fronte all’autorità civile del mondo
ebraico e del mondo pagano, rappresentato dal governatore della regione,
onde non sottostare alla dura legge ebraica si difende con la celebre
affermazione “Civis Romanus Sum”, sono cittadino romano
quindi voi non mi potete giudicare per cui, per subire un processo,
io devo essere inviato a Roma poiché quello è il foro
competente a dare giudizi sulla mia persona e sul mio operato.
Qui la valorizzazione del termine “civis” e di conseguenza
“Civile”, ci da una serie di elementi che ben si confanno
alla struttura della “Protezione Civile” e, credo, che tale
denominazione a questa struttura non sia stato dato a caso ma avendo
ben esaminato e ponderato i contenuti delle due parole.
La prima questione che salta fuori è la dignità del cittadino,
quindi il diritto di essere rispettato, valorizzato, aiutato, di godere
delle prerogative che le vengono dalla sua società di appartenenza.
Civile comprende, in secondo luogo, il concetto di società organizzata
in Stato identificata nella frase “Ubi societas ibi jus”
ove la società come vivere comune, è retta dal diritto,
dalle leggi che regolano la pacifica convivenza; da ciò scaturisce
che questo tipo di caratteristica è sintomo solo di Civiltà.
Civiltà che significa evoluzione culturale e sociale nella quale
si rifiuta la forza e si usa il diritto per la soluzione dei problemi
in modo peculiare quelli dei e tra i cittadini. Civis Romanus Sum; a
Roma c ‘è il diritto, a Roma c’è alta cultura
letteraria nelle due branchie: poetica da una parte e storica dall’altra
con i vari Plinio il Vecchio ed il Giovane, Cicerone, Virgilio, Tito
Livio, Catullo, Tibullo, Cesare Augusto. In Roma c’è il
cuore della Civiltà dell’epoca, in Roma il cittadino non
è merce di scambio ma soggetto di diritto che deve essere trattato
con la logica del diritto e non con le tradizioni, le consuetudini o
le costumanze di un popolo o di una determinata regione che ancora non
è una vera Società, cioè non è una moltitudine
di persone organizzate e costituenti uno stato.
Civis; sono un cittadino di una società evoluta e non un individuo
qualsiasi di una sconosciuta tribù o di un anonimo agglomerato
di persone che vive nella foresta o nella steppa;
Romanus: appartengo ad una civiltà che, in quel momento, diciamo
noi oggi, era la più culturale, la più evoluta, la più
efficiente, la più grande dei tempi, quindi evoluta sia come
logistica sociale che come valori culturali;
Sum: sono una parte viva, un soggetto considerato, un elemento importante
della mia società.
Così ben si coniugano i due anagrammi: Civis Romanus Sum e Ubi
societas ibi ius per cui i conti tornano, i concetti si integrano e
chiariscono i contenuti del termine.
4
Nel continuare
il nostro viaggio nella storia esaminando il termine “Civile”,
sempre per la migliore comprensione del suo significato, non possiamo
non rifarci al periodo medievale, rinascimentale e degli ultimi secoli
del millennio scorso ove emerge il proliferare della nobiltà
nelle sue articolazioni più disparate. In quella pluriformità
di re, regine, conti, duchi, principi, potestà, tutto il mondo
della nobiltà, nascono delle convenzioni di comportamento cavalleresco
che poi, nel settecento, dal famoso scrittore Della Casa, furono raccolte
nel conosciutissimo volume il “Galateo” e definite “regole
di corte”.
Questo tipo di comportamento era considerato una forma di civiltà
ecco quindi che entra in giuoco un altro aspetto del termine “civile”.
E’ civile colui che rispetta le leggi, colui che rispetta norme
comuni di comportamento, colui che nel vivere collettivo di corte tiene
conto sempre e comunque di un modo di agire condiviso da molte persone,
colui che anche nelle cose più semplici del vivere quotidiano
usa un modo di agire consono a norme riconosciute proprie del suo casato
e della sua dinastia.
Come si può dimenticare la famosa opera di Nicolò Macchiavelli
intitolata proprio “Il Principe” ove tra i veri argomenti
si nota anche questo aspetto? come non si può ricordare tutta
la letteratura rinascimentale basata proprio sulla nobiltà e
sul suo modo di agire e vivere? Le poesie di Ugo Foscolo? Chiaramente
in queste considerazioni va tenuto presente che i valori dell’epoca
erano sempre riferite alla nobiltà; la massa popolare in quel
periodo, relegata nella sua profonda ignoranza, non faceva testo se
non quella minima parte che prestava servizio presso le corti. La servitù,
anche quella che effettuava tutta una serie di cerimonie imparate per
prassi più che concettualmente per istruzione, non rientrava
nella sfera nobile che equivale a Civile.
Nelle corti le “regole di corte” valevano per tutti sia
per i nobili che per la servitù ed allora ci si trova a dover
pensare che il termine “civile” è indicativo ed indicatore
non dell’intera società ma della parte dirigente e della
parte culturale di essa; senza dimenticare che gli uomini di cultura
dell’epoca spesso vivevano nel contesto di qualche corte e queste
erano tra loro collegate (comuni vedute politiche) e scollegate (in
lotta o guerra tra di loro).
Qui si apre il vasto problema della vita degli uomini di cultura, dei
grandi scrittori, degli innumerevoli poeti; problema che però
nel nostro specifico caso non interessa.
Il termine civile assuma una sua precisa configurazione nel secolo diciottesimo
con i grandi filosofi da Gibbon ad Herder nella concezione evoluzionistica
filosofica del positivismo specialmente da parte dei naturalisti e biologi
ove l’aggettivo “civile” era contrapposto a “non
evoluto”, “non sa-piente”, “non aperto”
a riconoscere i nuovi concetti che si stavano proponendo alla società
, ovviamente quella culturale.
5
Proseguendo
nella nostra indagine conoscitiva per una migliore comprensione del
termine civile
troviamo che, negli ultimi secoli, specialmente a seguito della rivoluzione
francese e delle idee
nuove da essa portate, il termini civile assume il nuovo significato
di contrapposizione al termine religioso nel senso più ampio
anche se con specifico riferimento al termine di Cattolico.
Civile significa quindi non religioso ma soprattutto non cattolico anche
se poi, negli ultimi del novecento, dopo il Concilio Vaticano Secondo,
il termine in contrapposizione a Cattolico è stato meglio individuato
nel termine laico.
In tutta questa problematica il termine civile ha quindi assunto il
valore di essere limite tra il sacro ed il profano, tra il religioso
ed il non religioso, a volte anche tra la giusta morale, oggettiva,
e la morale personale, soggettiva, più o meno corretta che essa
sia.
In tutta la storia, fin dai tempi dell’impero romano e specialmente
nel periodo post cristiano, il termine civile ha raccolto in se anche
il valore di sviluppo sociale in contrapposizione al termine barbaro
che stava ad indicare le popolazioni dalla convivenza senza regole.
Allora i civili erano i romani ed i barbari erano tutti gli altri che
erano fuori del mondo e dell’impero romano. Non possiamo dimenticare
le guerre d’invasione barbariche appunto.
Altro concetto che il termine civile ha sempre racchiuso in se è
certamente la contrapposizione
al concetto di militare.
Qui la nostra indagine si ferma per una riflessione più profonda
in quanto, i due concetti, poi vedremo, si coniugano molto bene fino
al punto di divenire una sola unità pur rimanendo sempre e comunque,
nella realtà del vivere quotidiano sia in società in pace
che in società in guerra, divise e diverse.
Nella contrapposizione a militare il termine civile significa colui
che non è armato, colui che non è in guerra, colui che
non è coinvolto direttamente da parti belligeranti tra di loro
ne è parte attiva di schiere armate, colui che, in un certo qual
senso, diviene vittima innocente del guerreggiare.
Civile è colui che conduce, anche in territori ed in periodi
di guerra, una vita normale, non usa armi, non è schierato a
favore di nessuno degli eserciti che si affrontano e confrontano per
guadagnare supremazie territoriali o per affermare ed imporre nuove
ideologie ne è membro effettivo di uno di loro, in sintesi: non
è un combattente ne per libera scelta, ne per obbligo imposto,
ne per reclutamento fazioso. Il civile non è uno specialista
della guerra, non è un mercenario per la guerra, non è
un professionista del guerreggiare; di contro è un amatore della
pace,un tutore della medesima, una persona che prima di risolvere le
controversie con la forza, più o meno di stampo armato o terroristico,
cerca di risolvere i problemi con il ragionamento, la mediazione, l’impegno
pacifico, cercando principalmente, come asseriva papa Giovanni XXIII,
ciò che unisce le persone, le società, gli stati, le nazioni,
i continenti più che accentuare ed esasperare, fino all’uso
delle armi, ciò che li divide.
6
Esaminato il termine “Civile” avremmo concluso la nostra
ricerca sui contenuti delle due persone che costituiscono le generalità
della realtà “Protezione Civile”.
Prima di addentrarci nella conoscenza della struttura vera e propria
è opportuno prendere in esame un altro termine che, pur essendo
entrato a far parte della testata in modo secondario, sta tuttavia prendendo
piede, divenendo un termine importante ed indicante valori, che nel
contesto di Protezione Civile, ne formalizzano la sua entità:
il termine PREVENZIONE.
Il termine “Prevenzione” viene dal verbo latino “praevenire”
costituito dalla particella “prae” e dal verbo “venire”.
Il verbo prevenire ha insito in se il significato di venire prima, essere
prima degli altri, cioè fare in modo che determinate realtà
di stampo prettamente negativo nella vita dell’uomo e in tutto
l’eco sistema della terra, e perchè no dell’universo,
vengano previste tempestivamente per quanto l’attuale livello
della scienza umana lo permetta al fine di poter prendere, in tempo
opportuno, tutte quelle misure adatte a far si che i danni, dalle suddette
realtà negative prodotti, vengano limitati, contenuti e resi
meno nocivi possibili. Qui è opportuno ricordare il detto: meglio
prevenire che curare (reprimere).
A questo punto il cerchio si chiude, i significati dei vari termini
si integrano. Protezione e prevenzione diventano una realtà inscindibile
al punto tale che non esiste Protezione senza Prevenzione e non c’è
Prevenzione se non sfocia nella Protezione.
La realtà Protezione Civile assume quindi una colorazione nuova.
Il concetto di Protezione Civile si ampia con l’innesto di Prevenzione.
A sua volta la Prevenzione non è più puro caso ma è
elemento essenziale perché poi la Protezione Civile possa veramente
essere valida efficiente e tempestiva effettuando le sue incombenze,
i suoi compiti in modo soddisfacente e completo a favore sia delle persone
che delle cose. In questo contesto e con questa integrazione il termine
Prevenzione arricchisce il termine Protezione, ed io aggiungo: al tempo
stesso ne assume l’aggettivo Civile. La causa ed effetto si ritrovano
in una stretta collaborazione in quanto l’effetto, cioè
l’operosità concreta dei volontari della Protezione Civile
è conseguenza di una causa(previsione di un evento, aver previsto
il realizzarsi di un fenomeno).
Ritengo quindi che l’intreccio è ora completo: Protezione
Civile che si basa sulla Prevenzione (Civile). Qualcuno potrebbe obbiettare:
è proprio necessario che anche il termine Prevenzione assuma
i contenuti del termine Civile? E’ proprio necessario che la definizione
Protezione Civile assuma i contenuti del termine Prevenzione per cui
le debba conceder i contenuti dell’aggettivo Civile? L’obbiezione
è certamente lecita ed ammissibile e questo lo vedremo meglio
andando avanti quando, dopo questo primo excursus a carattere intellettuale,
comunque necessario, esami-neremo la parte logistica operativa della
realtà Protezione Civile.
La dicitura Protezione Civile quindi è nomenclatura di una struttura
che riassume in se tutti valori dei due termini come sopra descritti
e non solo come vedremo più avanti. E’ una struttura organizzata
con uomini e mezzi che operano in favore delle popolazioni e dell’ambiente
ove le stesse popolazioni vivono.
Qui entrano in giuoco due nuovi termini: Uomini e Mezzi. Per quanto
riguarda i mezzi, credo non ci sia molto da spiegare. Il contenuto è
semplice; i mezzi (Camion, escavatori, spargi sale, spazza neve, mezzi
di trasporto, mezzi polivalenti, autobotti, estintori e tutta la ferramenta
minuta) sono gli strumenti con cui la Protezione Civile opera nel proteggere
civilmente Popolazioni e Territorio
Sul termine Uomini vanno fatte alcune precisazioni che sono importanti
al fine di capire con quale spirito opera La Protezione Civile ed in
che modo essi sono impegnati.
Va subito detto che tutti le persone che si iscrivono e fanno parte
delle Protezione Civile, sono e si chiamano “Volontari”.
La Protezione Civile quindi assume un nuovo valore dai suoi stessi membri:
il concetto di Volontariato.
7
Volontario è
colui che offre il proprio lavoro, il proprio contributo manuale o intellettuale,
in ogni campo in cui opera o in ogni Associazione di cui fa parte, essendovisi
iscritto.
Volontario è colui che lavora gratuitamente, non esige alcun
tipo di ricompensa, non
accampa diritti, non è vincolato a tempo pieno, e ciò
che fa lo fa soltanto per spirito di solidarietà,
a volte per l’esclusivo bene della singola persona, ma sempre
e soprattutto per la collettività intera di cui è membro
o della popolazione di cui fa parte. Opera sul territorio ove vive,
senza escludere quello nazionale ove trova maggior respiro e maggior
maturazione umana e sociale della propria personalità.
Lo spirito del volontario viene anch’esso da lontano, non è
un valore della società moderna.
Il primo gesto lo troviamo, ancora una volta, principalmente nei concetti
di fratellanza e di carità fraterna portata in ogni angolo del
mondo dal Cristianesimo.
Le varie Associazioni e la stessa Protezione Civile quindi, anche nella
sua attività di Preven-zione (Civile), si realizza e opera logisticamente
attraverso il suo popolo di Volontari. Più ci sono volontari
e più la struttura è forte, più ci sono volontari
e più la struttura funziona meglio, più ci sono volontari
e più la struttura ampia i campi del suo intervento, più
ci sono volontari e più la struttura è in grado di espletare
i servizi e gli interventi con tempestività e professionalità.
Ecco due nuovi concetti: Tempestività e Professionalità.
Una qualunque Associazione nella e con la Protezione Civile deve essere,
sempre e comunque, all’altezza di ogni situazione. Deve sapere
agire e lavorare con celerità e competenza proprio per offrire
a chi ne ha necessità e ne fa dovuta richiesta il miglior servizio
possibile.
L’improvvisazione non serve a nulla, anzi, spesso per non dire
sempre, è elemento di disturbo, di confusione, di poca efficienza,
è un elemento dannoso.
Il volontario quindi nell’Associazione in cui vive e con la Protezione
Civile con la quale è legato deve essere un professionista nel
suo settore, deve quindi essere preparato, deve essere addestrato, deve
frequentare corsi specifici di formazione. Concetti nuovi anche questi,
ma di estrema impor-tanza proprio perché, la Protezione di chi
ha necessità e la Prevenzione per tutti, debbono essere veramente
realtà positive per la comunità e non elemento di ulteriore
peso o intralcio.
A questo punto è evidente che la macchina della Protezione Civile
ha una struttura burocratica-organizzativa piramidale dall’alto
in basso ed una struttura logistico-operativa che va dal basso in alto
partendo dall’opera del Volontario, s’identifica nell’opera
e nel lavoro del Volontario che non parla, non discute, non programma,
ma lavora, agisce, scende sulle calamità in modo concreto, affronta
le situazioni più o meno difficile operando concretamente sia
con mezzi manuali che con mezzi tecnologici.
Giunti a questo punto entriamo nel vivo della struttura.
8
Protezione
Civile
Dipartimento
Nazionale.
Istituzione.
Il Dipartimento Nazionale, Istituzione Privata di diritto pubblico,
alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri,
è istituito con diverse leggi dello Stato: dalla 1915 del 2 sett.1919
alla 473 del 17 aprile 1925; dai vari progetti di legge del 195, 1962,
1967 a quella fondamentale del 8 dic.1970 n. 996. senza dimenticare
la legge 225 del 24 feb. 1992 che diede l’attuale struttura.
Competenze.
Protezione Civile riorganizzata come un sistema coordinato di competenze
tra le amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni, Enti
locali, Enti pubblici, ed altre istituzioni private.
La Protezione Civile interviene in casi di disastro e calamità
naturali per portare soccorso e maggiormente deve prestare attenzione
alle attività di previsione, prevenzione, informazione per agire
poi correttamente secondo logistica completando il quartetto: Previsione,
Prevenzione, Soccorso e Ripristino. Logistica che s’identifica
con l’attività di informazione rivolta alla popolazione,
con l’attività di pianificazione della risposta all’emergenza.
Compito specifico intervenire dopo una calamità è gestire
l’emergenza dopo che i Ministeri dei Lavori pubblici e quello
dell’Interno hanno dichiarato lo stato d’emergenza a seguito
di eventi calamitosi di vario genere ed a vario livello.
Direzione
Regionale di Protezione Civile.
Competenze.
Provvede alle attività di programmazione, pianificazione, coordinamento
e controllo della protezione civile. Gestisce la sua sala operativa
regionale. Gestisce le attività relative al volontà-riato
e le attività di informazione, di preparazione ed aggiornamento
professionale dei volontari.
Cura i rapporti con il Dipartimento. Gestisce e coordina le attività
inerenti agli eventi calamitosi ed agli stati d’emergenza. Provvede
all’effettuazione degli studi tecnici sul territorio per prevenire
i rischi. Predispone i piani per lotta agli incendi boschivi con gli
organismi specifici: Vigili del fuoco, Agenti forestali. Favorisce lo
sviluppo delle attività di protezione delle amministrazioni operanti
sul territorio. Provvede all’approvvigionamento di tutti i materiali
necessario per l’attività di protezione civile. Assicura
il corretto funzionamento e la trasmissione dei dati idrometereologici.
Implementa modelli di simulazioni per agire in caso di piene. Gestisce
la pianificazione e programmazione energetica regionale per i vari servizi.
Coordina e supporta l’attività delle province e dei comuni
in caso di bonifica di siti inquinati.
Direzione
Provinciale di Protezione Civile.
Competenze.
Compito della Provincia sono la previsione e prevenzione delle situazioni
a rischio di qualunque genere, il soccorso alla popolazione ed il superamento
dello stato d’emergenza in riferimento alla
Normativa nazionale e regionale. Rilevazione, raccolta ed elaborazione
dei dati. Elaborazione ed aggiornamento dei programmi provinciali per
la previsione e prevenzione dei rischi. Predisporre
Piani provinciali di emergenza sulle indicazioni regionali dopo aver
sentito gli enti locali interessati. Fronteggiare gli eventi che possono
essere risolti con il solo intervento provinciale. Coordinamento e supporto
delle attività di pianificazione comunali e per le comunità
montane con adeguati piani di protezione civile. Vigila sulle predisposizioni
dei servizi urgenti anche di natura tecnica in caso di determinati eventi
calamitosi. Partecipazione al comitato regionale ed altri organismi
che richiedono la rappresentanza delle autonomie locali. Individuazione
di interventi che richiedono investimenti da mettere a costo del Fondo
regionale. Responsabilità in materia di rischio causati da incendi
boschivi.
Direzione
Comunale di Protezione Civile
Competenze del Sindaco come persona istituzionale
Passiamo ora all’istituzione più
importante nell’organizzazione e articolazione logistica della
Protezione Civile, vale a dire le competenze del Sindaco quale responsabile
unico e supremo della realtà locale.
La figura del Sindaco, come personale Istituzionale, è stata
troppo spesso sottovalutato all’interno del sistema della Protezione
Civile, sia perchè molto spesso, indebitamente i sindaci stessi
si sono chiamati fuori, sia perché normative ben precise non
erano in atto. Ora la realtà è mutata; il Sindaco si colloca
al centro del complesso ed articolato sistema della Protezione Civile
Italiana. Egli deve guidare e coordinare la macchina comunale e dare
gli indirizzi di pianificazione d’emergenza e a prese4rvare la
cittadinanza dai pericoli.
Qualora il Sindaco fallisce nel suo compito di raccordo e cuscinetto
ammortizzatore fra i soccorritori e le popolazioni colpite, l’attività
di soccorso rischia seriamente l’insuccesso o, perlomeno, di intraprendere
un cammino che fin dall’inizio sarà tutto in salita e sarà
sempre caratterizzato da ritardi, polemiche e delusione operative.
Prima prerogativa del Sindaco si sdoppia in due componenti parallele:
da una parte quella di essere Interprete dell’emergenza e dall’altra
essere Raccordo tra la propria popolazione ed i soccorritori.
Il Sindaco non si deve mai trovare impreparato di fronte a qualunque
evento che mette in pericolo l’incolumità e la vita dei
cittadini ed in base alle più recenti normative con sofisticate
tecnologie e le comunicazioni oggi disponibili, dovrà essere
il primo soccorritore della sua popolazione; seconda prerogativa.
Il sindaco, terza prerogativa, deve poi curare puntualmente l’informazione
sui rischi, sulle situazioni di pericolo o comunque connesse con esigenze
di protezione civile e la divulgazione dei piani comunali e provinciali.
Egli in casi di urgenza sostituisce il Prefetto nel compito obbligatorio
di informare la gente. E’ compito del sindaco informare anche
il Prefetto di qualsiasi accadimento che possa interessare la sicurezza,
la sanità, l’incolumità delle popolazioni.
Il sindaco, quarta prerogativa, è organo ordinario e locale di
protezione civile. Egli provvede con tutti i mezzi a disposizione agli
interventi immediati, dandone subito notizia al Prefetto; comunque nei
casi di estrema urgenza e pericolo Egli sostituisce il Prefetto nell’informare
le popolazioni.
Il Sindaco, nel tempo ordinario, deve garantire le normali attività
di prevenzione e previsione utilizzando l’apposita struttura comunale
prevista dalla legislazione vigente, curando particolarmente l’aspetto
della pianificazione e del suo aggiornamento.
Il Sindaco in condizioni di emergenza, essendo capo dell’Amministrazione,
dovrà dirigere e coordinare le prime operazioni di soccorso nonché
la preparazione dell’emergenza; dovrà tenere informate
le popolazioni e gli altri organi istituzionali; dovrà approntare
ed ordinare le prime spese per interventi urgenti secondo le procedure
di legge.
Il sindaco in qualità di Ufficiale di Governo deve provvedere
ad adottare tutti i provvedimenti di carattere contingibile ed urgente
che si renderanno necessari per garantire la tutela della sicurezza
e dell’incolumità pubbliche.
Per troppo tempo si è immaginata la Protezione Civile, comunale
e non, come una realtà all’opera soltanto durante gravi
eventi calamitosi. Ora invece, Essa è un servizio indispensabile
da organizzare a cura degli Enti Locali e da erogare giornalmente all’utenza(cittadini
contribuenti) in modo omogeneo e diffuso sul territorio comunale e senza
condizionamenti di tipo sociale, economico, o sindacale in ottemperanza
ai seguenti decreti: Decr. Leg. N. 267 art.149 com. 6 del 18 agosto
2000, Decr. Leg. N.504 art.36 del 30dicembre 1992, Leg. N. 142 art.37
del 8 giugno 1990, Decr. Min. art 37 del 28 maggio 1993.
Competenze del Comune come Ente Locale
In questo contesto, in primo luogo, si ribadiscono alcuni concetti fondamentali
in quanto si fa obbligo agli Enti Locali di provvedere alle necessarie
attività individuando il Comune come luogo di prevenzione, previsione,
e gestione degli interventi.
In secondo luogo è compito del Comune l’adozione di provvedimenti
di primo soccorso, la predisposizione dei piani d’emergenza, l’attivazione
degli interventi urgenti, l’utilizzo del Volontariato e la vigilanza
sulle strutture locali di protezione civile.
|
|
Il
testo è proprietà dell'Autore.
Ogni appropriazione
è vietata.
Platone
|