VOLONTARI DI PROTEZIONE CIVILE

 
 
La cultura della Protezione Civile: escursione temporale riguardo i valori civili e morali.
 
La Protezione Civile nella storia
 
A cura del Prof. Pietro Brigliozzi
   

Premessa.

Ogni qualvolta si parla di Protezione Civile tutti pensano ad una realtà moderna, sorta negli ultimi anni ma, a ben guardare e leggere meglio la storia passata ci si accorge che non è così.
Certamente non troviamo una Protezione Civile come la concepiamo noi, ma certamente troviamo il concetto di Protezione Civile che rimane invariato nel tempo.
Protezione viene dal verbo proteggere dal latino “protectione”(m) derivante da “protectus” participio passato del verbo proteggere. Tale verbo nel concetto latino esprimeva il concetto di coprire, concretizzandosi nell’altro concetto “opera di soccorso”, identificandosi quindi con l’altro concetto dalla doppia valenza ove c’è la persona “difesa” e l’altra che “difende”.
La storia su questo tema, con le sue accezioni sopra descritte, come in tutti i temi, ci viene in aiuto.
Basta pensare che l’uomo primitivo viveva nelle caverne e la caverna per lui era tutto, casa, chiesa, ma, soprattutto, luogo di dimora protetta, luogo ove il vivere doveva essere più sereno, più sicuro rispetto alla vivere nel bosco e nelle capanne di paglia anche se queste, a loro volta, erano già una forma di protezione rispetto al vivere ancor più primitivo tra le foglie e la boscaglia.
Basta rifarsi al mito della caverna nella filosofia di Platone. L’insigne filosofo prende lo spunto della caverna proprio perché all’uomo dell’epoca la caverna era una realtà conosciuta ed apprezzata proprio per gli elementi di protezione che in essa egli trovava: protezione dalle condizioni meteorologiche nefaste, protezione dagli animali feroci, protezione dall’essere aggrediti da altri uomini.
Basta pensare alla scoperta del fuoco. Elemento con il quale l’uomo si difendeva dagli animali aggressori. Altro elemento questo che ci fa comprendere come nell’animo umano il concetto di protezione, o meglio di autoprotezione, è stato sempre vivo. La scoperta del fuoco come elemento di cottura è arrivato dopo; il fuoco inizialmente era principalmente un elemento emettitore di calore, di luce e quindi elemento di protezione dal freddo e dal buio.
Basta pensare al periodo delle palafitte. L’acqua come elemento di protezione e di primitiva comunicazione tra gli uomini. Vivere su capanne costruite sull’acqua da una parte significava limitare l’avvicinarsi delle belve feroci, dall’altra significava sedersi su un tronco e, facendosi trasportare dall’acqua in un senso, si raggiungeva, con estrema facilità e poca fatica, la palafitta vicina così, per il ritorno alla propria, bastava, sedersi sullo stesso tronco, guazzare con le mani.
Basta pensare come poi, con l’evolversi della civiltà, si iniziò a costruire le abitazioni con pareti fatte da pietre, con un tetto, una porta di legni incastrati tra loro.
Basta pensare, quando più tardi venendo verso di noi s’iniziò a costruire le città e su quali principi geografici ci si basava la scelta del loro luogo, ci si accorge subito che il concetto di protezione si sviluppava nell’animo umano con l’evolversi della sua civiltà.


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Il concetto di protezione è insito nell’animo di ogni essere vivente, animale o uomo che esso sia; non solo ma lo troviamo anche in alcune piante che hanno dei sistemi di autodifesa. Basta pensare alle spine di una rosa, alle foglie dell’ortica, basta pensare al puzzo del sambuco, basta pensare al lattice del fico, basta pensare alla configurazione delle cortecce di certi alberi.
Nel senso più negativo del termine Protezione nella storia a significato però anche Guerre ove da un parte si trova un aggressore che applica la legge del più forte e dall’altra un aggredito che, ha una duplice scelta: o rimanere vittima passiva o ribellarsi e quindi entrare in conflitto aggiungendo violenza su violenza per cui il rapporto di convivenza in società non è più tranquillità ma è un combattere quotidianamente. La storia umana fino al tardo medio evo ci è maestra, senza dimenticare le vicissitudini, a noi più vicine, delle due guerre mondiali.
S’innesca così quel presupposto antico, ma comunque sempre attuale, “Si vis pacem para bellum” che non è semplice traduzione letteraria “se vuoi la pace innesca la guerra”, ma include il concetto di disponibilità immediata nella difesa di quei principi che si ritengono diritti della persona per cui si va verso una migliore traduzione che s’identifica con “se vuoi la pace sii sempre pronto ad aprire una battaglia”.
Un concetto forte, ma se non si ha in mente, in modo chiaro questa realtà, si fa fatica a comprendere il vero motivo per cui è nata la Protezione Civile, la sua ragione di essere, l’importanza di esistere e soprattutto la forte necessità di essa che tutti oggi, dopo averla compresa, la vogliono e si organizzano per averla.
Il termine Protezione include anche un concetto giuridico acquisito nell’evolversi dell’aspetto culturale dell’uomo e dell’organizzazione in società che egli, lungo i secoli, si è dato. Ecco la nascita del diritto. Il diritto è il mezzo che risolve le controversie non con l’uso determinato della forza come nei “Primordia Civitatis - all’inizi della società”, ma con la valutazione oggettiva dei fatti negativi attraverso il corretto ragionamento della mente. In questo contesto entra in giuoco un altro elemento: il diritto con la sua codificazione.
Il termine Protezione comprende quindi la forza del diritto e chiude così il cerchio che l’individuo partendo dal suo innato concetto di “essere protetto” giunge all’aspetto più nobile di “come essere protetto” per non essere creatore di aggressione “para bellum” e quindi provocatore di autodifesa; con la forza del ragionamento si accantona la forza bruta e, la protezione, sia nell’essere data che nell’essere ricevuta, diviene un elemento costruttore di civiltà e di coltura.


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Dopo aver esaminato, anche se in modo molto sommario e veloce il concetto di “Protezione”, passiamo a cercare di capire il contenuto dell’altro termine che, senz’altro, è più complesso poiché è qualificante e determinante il concetto di Protezione.
“Civile” viene dai termini latini “civis” e “civilis” nel concetto specifico di “Cittadino”. Civile, dunque, è la radice del cittadino. E qui ci domandiamo; di quale cittadino? Il contenuto del termine latino include essenzialmente il concetto di cittadino in quanto persona appartenente ad una società organizzata in Stato con le sue strutture specifiche e caratteristiche che porgono la loro attenzione alla identificazione del cittadino, come l’anagrafe, la famiglia, la professione, il livello di cultura e stile di vita.
Sfrugugliando nella storia di questo termine, “civile” non abbiamo tracce salienti anche se si parla spesso dell’evoluzione della specie umana e dell’uomo come essere pensante specialmente nella filosofia greca.
Il primo significativo uso del termine “civis” con tutto il suo carico di significati lo troviamo negli Atti degli Apostoli, guarda caso proprio in quel mondo che l’uomo dell’epoca misconosceva ed era molto restio a riconoscerlo: il Messaggio del Cristianesimo nascente.
L’Apostolo Paolo, allorché viene beccato nella sua predicazione, proibita, e portato di fronte all’autorità civile del mondo ebraico e del mondo pagano, rappresentato dal governatore della regione, onde non sottostare alla dura legge ebraica si difende con la celebre affermazione “Civis Romanus Sum”, sono cittadino romano quindi voi non mi potete giudicare per cui, per subire un processo, io devo essere inviato a Roma poiché quello è il foro competente a dare giudizi sulla mia persona e sul mio operato.
Qui la valorizzazione del termine “civis” e di conseguenza “Civile”, ci da una serie di elementi che ben si confanno alla struttura della “Protezione Civile” e, credo, che tale denominazione a questa struttura non sia stato dato a caso ma avendo ben esaminato e ponderato i contenuti delle due parole.
La prima questione che salta fuori è la dignità del cittadino, quindi il diritto di essere rispettato, valorizzato, aiutato, di godere delle prerogative che le vengono dalla sua società di appartenenza.
Civile comprende, in secondo luogo, il concetto di società organizzata in Stato identificata nella frase “Ubi societas ibi jus” ove la società come vivere comune, è retta dal diritto, dalle leggi che regolano la pacifica convivenza; da ciò scaturisce che questo tipo di caratteristica è sintomo solo di Civiltà. Civiltà che significa evoluzione culturale e sociale nella quale si rifiuta la forza e si usa il diritto per la soluzione dei problemi in modo peculiare quelli dei e tra i cittadini. Civis Romanus Sum; a Roma c ‘è il diritto, a Roma c’è alta cultura letteraria nelle due branchie: poetica da una parte e storica dall’altra con i vari Plinio il Vecchio ed il Giovane, Cicerone, Virgilio, Tito Livio, Catullo, Tibullo, Cesare Augusto. In Roma c’è il cuore della Civiltà dell’epoca, in Roma il cittadino non è merce di scambio ma soggetto di diritto che deve essere trattato con la logica del diritto e non con le tradizioni, le consuetudini o le costumanze di un popolo o di una determinata regione che ancora non è una vera Società, cioè non è una moltitudine di persone organizzate e costituenti uno stato.
Civis; sono un cittadino di una società evoluta e non un individuo qualsiasi di una sconosciuta tribù o di un anonimo agglomerato di persone che vive nella foresta o nella steppa;
Romanus: appartengo ad una civiltà che, in quel momento, diciamo noi oggi, era la più culturale, la più evoluta, la più efficiente, la più grande dei tempi, quindi evoluta sia come logistica sociale che come valori culturali;
Sum: sono una parte viva, un soggetto considerato, un elemento importante della mia società.
Così ben si coniugano i due anagrammi: Civis Romanus Sum e Ubi societas ibi ius per cui i conti tornano, i concetti si integrano e chiariscono i contenuti del termine.


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Nel continuare il nostro viaggio nella storia esaminando il termine “Civile”, sempre per la migliore comprensione del suo significato, non possiamo non rifarci al periodo medievale, rinascimentale e degli ultimi secoli del millennio scorso ove emerge il proliferare della nobiltà nelle sue articolazioni più disparate. In quella pluriformità di re, regine, conti, duchi, principi, potestà, tutto il mondo della nobiltà, nascono delle convenzioni di comportamento cavalleresco che poi, nel settecento, dal famoso scrittore Della Casa, furono raccolte nel conosciutissimo volume il “Galateo” e definite “regole di corte”.
Questo tipo di comportamento era considerato una forma di civiltà ecco quindi che entra in giuoco un altro aspetto del termine “civile”. E’ civile colui che rispetta le leggi, colui che rispetta norme comuni di comportamento, colui che nel vivere collettivo di corte tiene conto sempre e comunque di un modo di agire condiviso da molte persone, colui che anche nelle cose più semplici del vivere quotidiano usa un modo di agire consono a norme riconosciute proprie del suo casato e della sua dinastia.
Come si può dimenticare la famosa opera di Nicolò Macchiavelli intitolata proprio “Il Principe” ove tra i veri argomenti si nota anche questo aspetto? come non si può ricordare tutta la letteratura rinascimentale basata proprio sulla nobiltà e sul suo modo di agire e vivere? Le poesie di Ugo Foscolo? Chiaramente in queste considerazioni va tenuto presente che i valori dell’epoca erano sempre riferite alla nobiltà; la massa popolare in quel periodo, relegata nella sua profonda ignoranza, non faceva testo se non quella minima parte che prestava servizio presso le corti. La servitù, anche quella che effettuava tutta una serie di cerimonie imparate per prassi più che concettualmente per istruzione, non rientrava nella sfera nobile che equivale a Civile.
Nelle corti le “regole di corte” valevano per tutti sia per i nobili che per la servitù ed allora ci si trova a dover pensare che il termine “civile” è indicativo ed indicatore non dell’intera società ma della parte dirigente e della parte culturale di essa; senza dimenticare che gli uomini di cultura dell’epoca spesso vivevano nel contesto di qualche corte e queste erano tra loro collegate (comuni vedute politiche) e scollegate (in lotta o guerra tra di loro).
Qui si apre il vasto problema della vita degli uomini di cultura, dei grandi scrittori, degli innumerevoli poeti; problema che però nel nostro specifico caso non interessa.
Il termine civile assuma una sua precisa configurazione nel secolo diciottesimo con i grandi filosofi da Gibbon ad Herder nella concezione evoluzionistica filosofica del positivismo specialmente da parte dei naturalisti e biologi ove l’aggettivo “civile” era contrapposto a “non evoluto”, “non sa-piente”, “non aperto” a riconoscere i nuovi concetti che si stavano proponendo alla società , ovviamente quella culturale.


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Proseguendo nella nostra indagine conoscitiva per una migliore comprensione del termine civile
troviamo che, negli ultimi secoli, specialmente a seguito della rivoluzione francese e delle idee
nuove da essa portate, il termini civile assume il nuovo significato di contrapposizione al termine religioso nel senso più ampio anche se con specifico riferimento al termine di Cattolico.
Civile significa quindi non religioso ma soprattutto non cattolico anche se poi, negli ultimi del novecento, dopo il Concilio Vaticano Secondo, il termine in contrapposizione a Cattolico è stato meglio individuato nel termine laico.
In tutta questa problematica il termine civile ha quindi assunto il valore di essere limite tra il sacro ed il profano, tra il religioso ed il non religioso, a volte anche tra la giusta morale, oggettiva, e la morale personale, soggettiva, più o meno corretta che essa sia.
In tutta la storia, fin dai tempi dell’impero romano e specialmente nel periodo post cristiano, il termine civile ha raccolto in se anche il valore di sviluppo sociale in contrapposizione al termine barbaro che stava ad indicare le popolazioni dalla convivenza senza regole. Allora i civili erano i romani ed i barbari erano tutti gli altri che erano fuori del mondo e dell’impero romano. Non possiamo dimenticare le guerre d’invasione barbariche appunto.
Altro concetto che il termine civile ha sempre racchiuso in se è certamente la contrapposizione
al concetto di militare.
Qui la nostra indagine si ferma per una riflessione più profonda in quanto, i due concetti, poi vedremo, si coniugano molto bene fino al punto di divenire una sola unità pur rimanendo sempre e comunque, nella realtà del vivere quotidiano sia in società in pace che in società in guerra, divise e diverse.
Nella contrapposizione a militare il termine civile significa colui che non è armato, colui che non è in guerra, colui che non è coinvolto direttamente da parti belligeranti tra di loro ne è parte attiva di schiere armate, colui che, in un certo qual senso, diviene vittima innocente del guerreggiare.
Civile è colui che conduce, anche in territori ed in periodi di guerra, una vita normale, non usa armi, non è schierato a favore di nessuno degli eserciti che si affrontano e confrontano per guadagnare supremazie territoriali o per affermare ed imporre nuove ideologie ne è membro effettivo di uno di loro, in sintesi: non è un combattente ne per libera scelta, ne per obbligo imposto, ne per reclutamento fazioso. Il civile non è uno specialista della guerra, non è un mercenario per la guerra, non è un professionista del guerreggiare; di contro è un amatore della pace,un tutore della medesima, una persona che prima di risolvere le controversie con la forza, più o meno di stampo armato o terroristico, cerca di risolvere i problemi con il ragionamento, la mediazione, l’impegno pacifico, cercando principalmente, come asseriva papa Giovanni XXIII, ciò che unisce le persone, le società, gli stati, le nazioni, i continenti più che accentuare ed esasperare, fino all’uso delle armi, ciò che li divide.


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Esaminato il termine “Civile” avremmo concluso la nostra ricerca sui contenuti delle due persone che costituiscono le generalità della realtà “Protezione Civile”.
Prima di addentrarci nella conoscenza della struttura vera e propria è opportuno prendere in esame un altro termine che, pur essendo entrato a far parte della testata in modo secondario, sta tuttavia prendendo piede, divenendo un termine importante ed indicante valori, che nel contesto di Protezione Civile, ne formalizzano la sua entità: il termine PREVENZIONE.
Il termine “Prevenzione” viene dal verbo latino “praevenire” costituito dalla particella “prae” e dal verbo “venire”.
Il verbo prevenire ha insito in se il significato di venire prima, essere prima degli altri, cioè fare in modo che determinate realtà di stampo prettamente negativo nella vita dell’uomo e in tutto l’eco sistema della terra, e perchè no dell’universo, vengano previste tempestivamente per quanto l’attuale livello della scienza umana lo permetta al fine di poter prendere, in tempo opportuno, tutte quelle misure adatte a far si che i danni, dalle suddette realtà negative prodotti, vengano limitati, contenuti e resi meno nocivi possibili. Qui è opportuno ricordare il detto: meglio prevenire che curare (reprimere).
A questo punto il cerchio si chiude, i significati dei vari termini si integrano. Protezione e prevenzione diventano una realtà inscindibile al punto tale che non esiste Protezione senza Prevenzione e non c’è Prevenzione se non sfocia nella Protezione.
La realtà Protezione Civile assume quindi una colorazione nuova. Il concetto di Protezione Civile si ampia con l’innesto di Prevenzione. A sua volta la Prevenzione non è più puro caso ma è elemento essenziale perché poi la Protezione Civile possa veramente essere valida efficiente e tempestiva effettuando le sue incombenze, i suoi compiti in modo soddisfacente e completo a favore sia delle persone che delle cose. In questo contesto e con questa integrazione il termine Prevenzione arricchisce il termine Protezione, ed io aggiungo: al tempo stesso ne assume l’aggettivo Civile. La causa ed effetto si ritrovano in una stretta collaborazione in quanto l’effetto, cioè l’operosità concreta dei volontari della Protezione Civile è conseguenza di una causa(previsione di un evento, aver previsto il realizzarsi di un fenomeno).
Ritengo quindi che l’intreccio è ora completo: Protezione Civile che si basa sulla Prevenzione (Civile). Qualcuno potrebbe obbiettare: è proprio necessario che anche il termine Prevenzione assuma i contenuti del termine Civile? E’ proprio necessario che la definizione Protezione Civile assuma i contenuti del termine Prevenzione per cui le debba conceder i contenuti dell’aggettivo Civile? L’obbiezione è certamente lecita ed ammissibile e questo lo vedremo meglio andando avanti quando, dopo questo primo excursus a carattere intellettuale, comunque necessario, esami-neremo la parte logistica operativa della realtà Protezione Civile.
La dicitura Protezione Civile quindi è nomenclatura di una struttura che riassume in se tutti valori dei due termini come sopra descritti e non solo come vedremo più avanti. E’ una struttura organizzata con uomini e mezzi che operano in favore delle popolazioni e dell’ambiente ove le stesse popolazioni vivono.
Qui entrano in giuoco due nuovi termini: Uomini e Mezzi. Per quanto riguarda i mezzi, credo non ci sia molto da spiegare. Il contenuto è semplice; i mezzi (Camion, escavatori, spargi sale, spazza neve, mezzi di trasporto, mezzi polivalenti, autobotti, estintori e tutta la ferramenta minuta) sono gli strumenti con cui la Protezione Civile opera nel proteggere civilmente Popolazioni e Territorio
Sul termine Uomini vanno fatte alcune precisazioni che sono importanti al fine di capire con quale spirito opera La Protezione Civile ed in che modo essi sono impegnati.
Va subito detto che tutti le persone che si iscrivono e fanno parte delle Protezione Civile, sono e si chiamano “Volontari”. La Protezione Civile quindi assume un nuovo valore dai suoi stessi membri: il concetto di Volontariato.


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Volontario è colui che offre il proprio lavoro, il proprio contributo manuale o intellettuale,
in ogni campo in cui opera o in ogni Associazione di cui fa parte, essendovisi iscritto.
Volontario è colui che lavora gratuitamente, non esige alcun tipo di ricompensa, non
accampa diritti, non è vincolato a tempo pieno, e ciò che fa lo fa soltanto per spirito di solidarietà,
a volte per l’esclusivo bene della singola persona, ma sempre e soprattutto per la collettività intera di cui è membro o della popolazione di cui fa parte. Opera sul territorio ove vive, senza escludere quello nazionale ove trova maggior respiro e maggior maturazione umana e sociale della propria personalità.
Lo spirito del volontario viene anch’esso da lontano, non è un valore della società moderna.
Il primo gesto lo troviamo, ancora una volta, principalmente nei concetti di fratellanza e di carità fraterna portata in ogni angolo del mondo dal Cristianesimo.
Le varie Associazioni e la stessa Protezione Civile quindi, anche nella sua attività di Preven-zione (Civile), si realizza e opera logisticamente attraverso il suo popolo di Volontari. Più ci sono volontari e più la struttura è forte, più ci sono volontari e più la struttura funziona meglio, più ci sono volontari e più la struttura ampia i campi del suo intervento, più ci sono volontari e più la struttura è in grado di espletare i servizi e gli interventi con tempestività e professionalità.
Ecco due nuovi concetti: Tempestività e Professionalità. Una qualunque Associazione nella e con la Protezione Civile deve essere, sempre e comunque, all’altezza di ogni situazione. Deve sapere agire e lavorare con celerità e competenza proprio per offrire a chi ne ha necessità e ne fa dovuta richiesta il miglior servizio possibile.
L’improvvisazione non serve a nulla, anzi, spesso per non dire sempre, è elemento di disturbo, di confusione, di poca efficienza, è un elemento dannoso.
Il volontario quindi nell’Associazione in cui vive e con la Protezione Civile con la quale è legato deve essere un professionista nel suo settore, deve quindi essere preparato, deve essere addestrato, deve frequentare corsi specifici di formazione. Concetti nuovi anche questi, ma di estrema impor-tanza proprio perché, la Protezione di chi ha necessità e la Prevenzione per tutti, debbono essere veramente realtà positive per la comunità e non elemento di ulteriore peso o intralcio.
A questo punto è evidente che la macchina della Protezione Civile ha una struttura burocratica-organizzativa piramidale dall’alto in basso ed una struttura logistico-operativa che va dal basso in alto partendo dall’opera del Volontario, s’identifica nell’opera e nel lavoro del Volontario che non parla, non discute, non programma, ma lavora, agisce, scende sulle calamità in modo concreto, affronta le situazioni più o meno difficile operando concretamente sia con mezzi manuali che con mezzi tecnologici.
Giunti a questo punto entriamo nel vivo della struttura.


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Protezione Civile

Dipartimento Nazionale.
Istituzione.

Il Dipartimento Nazionale, Istituzione Privata di diritto pubblico, alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio dei ministri, è istituito con diverse leggi dello Stato: dalla 1915 del 2 sett.1919 alla 473 del 17 aprile 1925; dai vari progetti di legge del 195, 1962, 1967 a quella fondamentale del 8 dic.1970 n. 996. senza dimenticare la legge 225 del 24 feb. 1992 che diede l’attuale struttura.
Competenze.
Protezione Civile riorganizzata come un sistema coordinato di competenze tra le amministrazioni dello Stato, Regioni, Province, Comuni, Enti locali, Enti pubblici, ed altre istituzioni private.
La Protezione Civile interviene in casi di disastro e calamità naturali per portare soccorso e maggiormente deve prestare attenzione alle attività di previsione, prevenzione, informazione per agire poi correttamente secondo logistica completando il quartetto: Previsione, Prevenzione, Soccorso e Ripristino. Logistica che s’identifica con l’attività di informazione rivolta alla popolazione, con l’attività di pianificazione della risposta all’emergenza.
Compito specifico intervenire dopo una calamità è gestire l’emergenza dopo che i Ministeri dei Lavori pubblici e quello dell’Interno hanno dichiarato lo stato d’emergenza a seguito di eventi calamitosi di vario genere ed a vario livello.

Direzione Regionale di Protezione Civile.
Competenze.
Provvede alle attività di programmazione, pianificazione, coordinamento e controllo della protezione civile. Gestisce la sua sala operativa regionale. Gestisce le attività relative al volontà-riato e le attività di informazione, di preparazione ed aggiornamento professionale dei volontari.
Cura i rapporti con il Dipartimento. Gestisce e coordina le attività inerenti agli eventi calamitosi ed agli stati d’emergenza. Provvede all’effettuazione degli studi tecnici sul territorio per prevenire i rischi. Predispone i piani per lotta agli incendi boschivi con gli organismi specifici: Vigili del fuoco, Agenti forestali. Favorisce lo sviluppo delle attività di protezione delle amministrazioni operanti sul territorio. Provvede all’approvvigionamento di tutti i materiali necessario per l’attività di protezione civile. Assicura il corretto funzionamento e la trasmissione dei dati idrometereologici. Implementa modelli di simulazioni per agire in caso di piene. Gestisce la pianificazione e programmazione energetica regionale per i vari servizi. Coordina e supporta l’attività delle province e dei comuni in caso di bonifica di siti inquinati.

Direzione Provinciale di Protezione Civile.
Competenze.

Compito della Provincia sono la previsione e prevenzione delle situazioni a rischio di qualunque genere, il soccorso alla popolazione ed il superamento dello stato d’emergenza in riferimento alla
Normativa nazionale e regionale. Rilevazione, raccolta ed elaborazione dei dati. Elaborazione ed aggiornamento dei programmi provinciali per la previsione e prevenzione dei rischi. Predisporre
Piani provinciali di emergenza sulle indicazioni regionali dopo aver sentito gli enti locali interessati. Fronteggiare gli eventi che possono essere risolti con il solo intervento provinciale. Coordinamento e supporto delle attività di pianificazione comunali e per le comunità montane con adeguati piani di protezione civile. Vigila sulle predisposizioni dei servizi urgenti anche di natura tecnica in caso di determinati eventi calamitosi. Partecipazione al comitato regionale ed altri organismi che richiedono la rappresentanza delle autonomie locali. Individuazione di interventi che richiedono investimenti da mettere a costo del Fondo regionale. Responsabilità in materia di rischio causati da incendi boschivi.

Direzione Comunale di Protezione Civile
Competenze del Sindaco come persona istituzionale

Passiamo ora all’istituzione più importante nell’organizzazione e articolazione logistica della Protezione Civile, vale a dire le competenze del Sindaco quale responsabile unico e supremo della realtà locale.
La figura del Sindaco, come personale Istituzionale, è stata troppo spesso sottovalutato all’interno del sistema della Protezione Civile, sia perchè molto spesso, indebitamente i sindaci stessi si sono chiamati fuori, sia perché normative ben precise non erano in atto. Ora la realtà è mutata; il Sindaco si colloca al centro del complesso ed articolato sistema della Protezione Civile Italiana. Egli deve guidare e coordinare la macchina comunale e dare gli indirizzi di pianificazione d’emergenza e a prese4rvare la cittadinanza dai pericoli.
Qualora il Sindaco fallisce nel suo compito di raccordo e cuscinetto ammortizzatore fra i soccorritori e le popolazioni colpite, l’attività di soccorso rischia seriamente l’insuccesso o, perlomeno, di intraprendere un cammino che fin dall’inizio sarà tutto in salita e sarà sempre caratterizzato da ritardi, polemiche e delusione operative.
Prima prerogativa del Sindaco si sdoppia in due componenti parallele: da una parte quella di essere Interprete dell’emergenza e dall’altra essere Raccordo tra la propria popolazione ed i soccorritori.
Il Sindaco non si deve mai trovare impreparato di fronte a qualunque evento che mette in pericolo l’incolumità e la vita dei cittadini ed in base alle più recenti normative con sofisticate tecnologie e le comunicazioni oggi disponibili, dovrà essere il primo soccorritore della sua popolazione; seconda prerogativa.
Il sindaco, terza prerogativa, deve poi curare puntualmente l’informazione sui rischi, sulle situazioni di pericolo o comunque connesse con esigenze di protezione civile e la divulgazione dei piani comunali e provinciali. Egli in casi di urgenza sostituisce il Prefetto nel compito obbligatorio di informare la gente. E’ compito del sindaco informare anche il Prefetto di qualsiasi accadimento che possa interessare la sicurezza, la sanità, l’incolumità delle popolazioni.
Il sindaco, quarta prerogativa, è organo ordinario e locale di protezione civile. Egli provvede con tutti i mezzi a disposizione agli interventi immediati, dandone subito notizia al Prefetto; comunque nei casi di estrema urgenza e pericolo Egli sostituisce il Prefetto nell’informare le popolazioni.
Il Sindaco, nel tempo ordinario, deve garantire le normali attività di prevenzione e previsione utilizzando l’apposita struttura comunale prevista dalla legislazione vigente, curando particolarmente l’aspetto della pianificazione e del suo aggiornamento.
Il Sindaco in condizioni di emergenza, essendo capo dell’Amministrazione, dovrà dirigere e coordinare le prime operazioni di soccorso nonché la preparazione dell’emergenza; dovrà tenere informate le popolazioni e gli altri organi istituzionali; dovrà approntare ed ordinare le prime spese per interventi urgenti secondo le procedure di legge.
Il sindaco in qualità di Ufficiale di Governo deve provvedere ad adottare tutti i provvedimenti di carattere contingibile ed urgente che si renderanno necessari per garantire la tutela della sicurezza e dell’incolumità pubbliche.


Per troppo tempo si è immaginata la Protezione Civile, comunale e non, come una realtà all’opera soltanto durante gravi eventi calamitosi. Ora invece, Essa è un servizio indispensabile da organizzare a cura degli Enti Locali e da erogare giornalmente all’utenza(cittadini contribuenti) in modo omogeneo e diffuso sul territorio comunale e senza condizionamenti di tipo sociale, economico, o sindacale in ottemperanza ai seguenti decreti: Decr. Leg. N. 267 art.149 com. 6 del 18 agosto 2000, Decr. Leg. N.504 art.36 del 30dicembre 1992, Leg. N. 142 art.37 del 8 giugno 1990, Decr. Min. art 37 del 28 maggio 1993.


Competenze del Comune come Ente Locale
In questo contesto, in primo luogo, si ribadiscono alcuni concetti fondamentali in quanto si fa obbligo agli Enti Locali di provvedere alle necessarie attività individuando il Comune come luogo di prevenzione, previsione, e gestione degli interventi.
In secondo luogo è compito del Comune l’adozione di provvedimenti di primo soccorso, la predisposizione dei piani d’emergenza, l’attivazione degli interventi urgenti, l’utilizzo del Volontariato e la vigilanza sulle strutture locali di protezione civile.

 

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Platone